Archivio 3M Collettiva Quando la fotografia si accorse dello sport a cura di Roberto Mutti

Ai suoi primordi, la fotografia si è dovuta confrontare con il tempo perché la bassa sensibilità dei materiali costringeva i soggetti a lunghe pose e ogni movimento non poteva essere facilmente registrato. Quando è migliorata la qualità di lastre e pellicole, i fotografi si sono aperti a nuove prospettive cui hanno aderito con entusiasmo e così lo sport è entrato a pieno diritto nella loro espressività. Gli esperimenti di Eadweard Muybridge nel 1878 sui movimenti di un cavallo al galoppo possono essere considerati come le prime fotografie di sport esattamente come le ricerche di Étienne-Jules Maray che nel 1880 riprende su un’unica lastra i tanti movimenti di un saltatore d’asta e quelli di uno schermidore. Da allora, in un’epoca dominata dal bianconero, i fotografi si sono impegnati a realizzare immagini spesso commissionate da giornali e riviste che davano loro il giusto risalto. Se in un primo momento ai soggetti si richiedeva di mettersi in posa, magari in studio davanti a fondali dipinti, man mano i fotografi cercano di raccontare il dinamismo che caratterizza ogni disciplina sportiva. Pur potendo contare su attrezzature non certo paragonabili a quelle cui oggi siamo abituati, sono in molti a realizzare riprese di prestigio. Accanto a fotografie più classiche che fermano il gesto atletico di superare un’asticella, di tuffarsi con eleganza, di misurarsi con un ostacolo, compaiono così ricerche spettacolari vere e proprie come quella del famoso fotografo tedesco Heinrich von Der Becke che riprende una gara di nuoto da una inedita prospettiva subacquea.